
Poi «aura» è diventata una parola desueta, ed
è avvenuto repentinamente, poiché ci si è accorti che oggi si vive fra persone
e cose in serie, che per antonomasia non irradiano nulla; sottili mortificazioni,
inesorabili appiattimenti spengono i luoghi e la gente.
Ormai manca da noi l’occasione di usare la
parola, che subito cessa però di suonare aulica e vaga allorquando, in rari
luoghi illesi dell’Oriente, un’aura ci viene incontro in tutta la sua forza.
Ancora accade: nelle più remote campagne dell’India, fra i prati ondosi color
smeraldo, accanto agli stagni di ninfee, l’intensità degli sguardi stordisce;
ecco che cosa intendevano i Romani quando parlavano di luoghi o di persone
«geniali», i Greci quando dicevano «demonici».